
Se schemi di uni e di zeri erano “come” schemi di vite e di morti umane, se ogni cosa riguardo a un individuo poteva venire rappresentata su un disco di computer mediante una lunga sfilza di uni e di zeri, ebbene, che razza di creatura sarebbe stata rappresentata da una lunga sfilza di vite e di morti? Una creatura, certo, di più alto rango: un angelo, un dio minore, un essere che viaggia dentro un UFO. Ci vorranno otto vite e morti umane, perlomeno, soltanto per formare una sola lettera del nome di questo essere sovraumano; e il suo dossier completo richiederà, forse, un notevole pezzo della storia del mondo. “Siamo cifre, noi, nel computer di Dio” pensava Frenesi, ovvero, più che pensarlo, lo mugolava fra sé e sé come una sorta di inno sacro “e l’unica cosa per la quale siamo buoni, essere morti o essere vivi, è l’unica cosa che Egli vede. Tutto ciò per cui ci disperiamo, tutto quello per cui ci si arrabatta e ci si scanna, in questo mondo di fatica e sangue, passa semplicemente inosservato agli occhi di quel computerista dilettante che chiamiamo Dio.”
(Thomas Pynchon – “Vineland”)